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Giovedì, 18 Aprile 2024

 

A.D. XIV KAL. MAI.
ante diem quartum decimum Kalendas Maias

Ludi Ceriales

 

A.U.C. MMDCCLXXVII
(anno 2777 Ab Urbe Condita)

Il Tempio di Apollo Sosiano in Circo Flaminio

 

 

“Pestilentia eo anno aliarum rerum otium praebuit. Aedis Apollini pro valetudine populi vota est. Multa duumviri ex libris placandae deum irae avertendaeque a populo pestis causa fecere; magna tamen clades in urbe agrisque promisque hominum pecorumque pernicie accepta.”

(Una pestilenza in quell'anno [433 a.C.] creò un periodo di sospensione della vita pubblica. Si fece voto ad Apollo di un tempio per la salute del popolo; i duumviri, in base ai libri sibillini, fecero tutto il possibile per placare l'ira degli dei e per far cessare il contagio, ma esso dilagò in città e nelle campagne e fece strage sia di uomini che di bestiame.)

(Livio IV, 25, 3.)

Il tempio di Apollo fu votato nel 433 a.C. durante la grave pestilenza descritta da Livio, e fu dedicato, dopo l’intervento benefico del dio che fece cessare l’epidemia tra uomini e animali, il 13 luglio, come testimoniano i calendari romani, del 431 a.C. ad Apollo Medicus. Il luogo scelto per la costruzione del tempio fu all'interno dei prata Flaminia, lì dove poi sorgerà il Circo Flaminio, in un punto dove già era un più antico culto di Apollo, come ricorda Livio (III, 63, 7): “Itaque inde consules, ne criminationi locus esset, in prata Flaminia, ubi nunc aedes Apollinis est (iam tum Apollinarem appellabant avocavere Senatum).” (Perciò i consoli, per non dar motivo ad accuse, trasferirono l'adunanza senatoria nei prati flamini ove ora è il tempio di Apollo - già allora il luogo era detto Apollinare.)

È probabile che questo Apollinare fosse un antichissimo altare dedicato al dio che poi venne trasformato nel tempio di Apollo Medicus, la cui dedica avvenne ad opera del console del 431 a.C. Cneo Giulio. In seguito l’edificio venne restaurato nel 359 a.C. e ancora nel 179 a.C. con la realizzazione della statua del dio opera dello scultore Timarchides ricordata da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, 36,35): "L'Apollo con la cetra nello stesso tempio [Apollo al Portico di Ottavia] è di Timarchides." È probabile che si tratti della colossale statua di culto del tempio di Apollo, della quale rimangono solo frammenti della mano destra, ma della quale è possibile riconoscerne la forma grazie a delle copie rinvenute: una su tutti è la statua di Apollo citaredo proveniente da Cirene conservata nel British Museum di Londra. Il 13 luglio del 212 a.C. furono istituiti per la prima volta i Ludi Apollinares in onore del dio che tra le altre cose prevedevano dei ludi scaenici, rappresentazioni teatrali in edifici costruiti nei pressi del tempio, come quello creato nel 179 a.C. dal censore Marco Emilio Lepido (Livio 40, 51, 3) probabilmente sul sito dove poi sorgerà il teatro di Marcello costruito da Augusto.  Questo tempio di Apollo fu l’unico a Roma dedicato al dio fino alla costruzione dell’altro grande tempio sul Palatino in età augustea.

 

Nel 34 a.C. l'edificio fu integralmente ricostruito da Caio Sosio, e da quel momento venne conosciuto anche come tempio di Apollo Sosiano, e ridedicato al 23 settembre, data del compleanno di Augusto. L’edificio restò in uso e in buono stato almeno fino al V secolo d.C. come sembrano attestare alcune iscrizioni. I resti dell'edificio, scavati durante gli anni Trenta del Novecento, appartengono alla ricostruzione di Sosio in età augustea: il podio (21 x 40 m.) alto 5, 50 m. è costituito da calcestruzzo con blocchi di travertino e tufo, e al suo interno sono stati trovati resti appartenenti al restauro del 179 a.C. tra cui un’iscrizione a mosaico; sul podio si trovano le tre colonne corinzie di marmo lunense (di Carrara), rialzate dopo lo scavo, alte circa 14 m., sormontate da fregio  con bucrani e ghirlande di olivo. In occasione della costruzione del vicinissimo Teatro di Marcello il tempio venne arretrato di qualche metro e addossato al Portico di Ottavia. Inoltre la scala frontale di accesso venne eliminata per far posto a delle scalette laterali. Il tempio originariamente si presentava come uno pseudoperiptero, con un pronao con sei colonne sulla fronte e tre sui lati e sette semicolonne per ogni lato della cella; l’interno della cella era articolato in una doppia fila di edicole riccamente ornate da colonnine di marmo policromo e timpani triangolari e lunati inquadrati da colonne di marmo africano e capitelli corinzi; l’architrave era decorato da un fregio con scene di battaglia e cortei trionfali, i cui resti sono conservati nei Musei Capitolini. Sappiamo dagli autori antichi che frequentemente all’interno del tempio si svolgevano le riunioni del senato ed inoltre erano qui conservate numerose opere d’arte (oltre alla già citata statua di culto di Apollo citaredo di Timarchides) tra cui un quadro di Aristide di Tebe (Plinio il Vecchio Naturalis Historia, 35, 99: "rappresentante un Attore tragico con fanciullo"), sculture di Filisco di Rodi (Naturalis Historia, 36, 34: "nel tempio di Apollo al Portico di Ottavia è lodato l'Apollo di Filisco Rodio, e Latona, e Artemide e le nove Muse, e un altro Apollo nudo") e un gruppo di Niobidi morenti di Skopas o Prassitele (Naturalis Historia, 36, 28). All’esterno il frontone era decorato con scena di Amazzonomachia con statue di marmo pario, forse provenienti da un tempio greco di Eretria, databili al V secolo a.C. Nove di queste statue tra le quali compaiono Atena, Ercole, Teseo e Amazzoni a cavallo, trovate durante gli scavi all'inizio del XX secolo, sono conservate nei Musei Capitolini alla sede della Centrale Montemartini.

 

In questo tempio inoltre, secondo la tradizione, ci furono dei presagi sulla grandezza di Augusto:

“In Asclepiadis Mendetis Theologumenon libris lego, Atiam, cum ad solemne Apollinis sacrum media nocte venisset, posita in templo lectica, dum ceterae matronae domum irent, obdormisse; draconem repente irrepsisse ad eam pauloque post egressum; illam expergefactam quasi a concubitu mariti purificasse se; et statim in corpore eius extitisse maculam velut picti draconis nec potuisse umquam exigi, adeo ut mox publicus balineis perpetuo abstinuerit; Augustum natum mense decimo et ob hoc Apollinis filium existimatum.”

(Nei libri delle "Avventure divine" di Asclepiade di Mende leggo questo racconto: Atia [la madre di Augusto], recatasi a mezzanotte ad una cerimonia solenne in onore di Apollo, fece collocare nel tempio la sua lettiga e mentre le altre donne ritornavano a casa, si addormentò; tutto ad un tratto un serpente strisciò fino a lei e subito dopo se ne andò; quando si risvegliò Atia si purificò come se uscisse dalle braccia di suo marito. E da quel momento portò sul corpo una macchia in forma di serpente che non poté più far sparire, tanto che dovette rinunciare per sempre ai bagni pubblici. Augusto nacque nove mesi dopo e per questo fu considerato figlio di Apollo.)

(Svetonio, Augusto 94, 4)

 

Gabriele Romano

 

 

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Fortuna caeca est.
(La fortuna è cieca.)
Cicerone, De amicitia, 98