Il grande obelisco in granito che si trova davanti al palazzo di Montecitorio fu portato a Roma da Augusto nel 10 a.C. da Eliopoli in Egitto, e venne innalzato nel Campo Marzio come maestoso gnomone di un monumentale orologio solare, per la cui realizzazione, eseguita a cura di Mecenate, fu richiesta la collaborazione di matematici e astronomi di Alessandria d’Egitto. La scoperta dell’obelisco segnato dai geroglifici, che ne indicano l’originaria appartenenza al faraone Psammetico II, avvenne nel 1748 sotto una casa al civico 3 di piazza del Parlamento (un’iscrizione ricorda il ritrovamento). La scoperta, che portò al rinvenimento anche della base dell’obelisco con l’iscrizione di Augusto in cui si legge della dedica al dio Sole, è così descritta in un documento dell’epoca: “Facendo i padri Agostiniani della Madonna del Popolo gettare a terra alcune case antiche in Campo Marzio, fu per la terza volta scoperto l’obelisco che restava sotto terra e rotto in cinque pezzi. Principiatosi lo scavo del terreno nel cortile, si scoperse la cima del piedistallo, che esisteva in piedi, senza essere per niente mosso dalla sua prima situazione, sopra la di cui estremità restava ancora appoggiata la parte inferiore dell’Aguglia, caduta verso l’aspetto di mezzogiorno. Questa giaceva infranta in cinque pezzi con la parte inferiore più elevata e la cuspide più profondata del rimanente.”
Disegno del ritrovamento dell’obelisco del 1748
Qualche tempo dopo, nel 1792, l’obelisco fu restaurato con pezzi della colonna di granito di Antonino Pio (scoperta nel 1703 in via degli Uffici del Vicario) e rialzato nella sua sede attuale, non lontano dal suo posto originario. Scavi recenti in via del Campo Marzio hanno permesso di portare alla luce una parte dell’Horologium,a circa 6 metri di profondità rispetto al piano attuale, composta da pavimento in grandi lastre di travertino su cui sono posizionate indicazioni in lingua greca in grandi lettere di bronzo. Si tratta di un restauro riferibile a età domizianea avvenuto in seguito al grande incendio dell’80 d.C. Così possiamo ricostruire il funzionamento dell’Horologium solare, nel quale l’obelisco-gnomone proiettava la sua ombra su un enorme quadrante, che si estendeva da S.Lorenzo in Lucina fino alla piazza del Parlamento, e da via della Lupa a via in Lucina, costituito da lastre di travertino, nel quale erano inserite linee in bronzo dorato per dividere i vari settori temporali, e scritte in greco che davano indicazioni cronologiche. Oltre all’obelisco nel corso dei secoli furono trovati tratti del quadrante, come nel 1463 proprio sotto la chiesa di S. Lorenzo in Lucina dove si trovò parte del pavimento con linee bronzee, e durante il pontificato di Sisto IV con tratti di quadrante con mosaici rappresentanti figure dei venti e scritte che indicavano i loro nomi (Boreas, Aquilo, ecc.). Questi settori del quadrante sembrano potersi attribuire ad un restauro di età adrianea. Sappiamo da Plinio (Naturalis Historia, 36, 72-73.) che l’orologio, forse in seguito ad un terremoto che spostò leggermente l’obelisco, non funzionava bene: “A quello [l’obelisco], che è nel campo, il divino Augusto attribuì la straordinaria funzione di dover indicare le ombre del sole e così le durate dei giorni e delle notti, con una pietra stratificata lungo l'altezza dell'obelisco, a cui l'ombra nel giorno del solstizio d'inverno ultimato alla sesta ora diventasse uguale e man mano attraverso le asticelle, che sono incluse col bronzo, decrescesse nei singoli giorni e di nuovo aumentasse, cosa degna di essere conosciuta, per l'ingegno del matematico Facondio Novio. Costui aggiunse alla cima una palla dorata, sul cui vertice l'ombra si raccogliesse in sé stessa, diversamente con una punta enormemente proiettata, con un principio, come dicono, intuito dalla mente dell'uomo. Quest'osservazione ormai da quasi 30 anni non coincide, sia per un corso irregolare del sole stesso e per una qualche motivo cambiato del cielo sia per l'intera terra che ha spostato qualcosa dal suo centro (come vedo essere osservato anche in altri luoghi) sia per i tremori della città dove, creato un abbassamento della mole, soltanto per lo gnomone spostato sia per le inondazioni del Tevere, sebbene le fondamenta siano anche dette spinte nel terreno fino alla profondità del peso imposto.”
L’Horologium insieme al Mausoleo di Augusto e all’Ara Pacis formarono un complesso unitario voluto dallo stesso imperatore per monumentalizzare per la prima volta l’area del Campo Marzio settentrionale.
Disegno dei frammenti del quadrante dell’Horologium trovati nel Campo Marzio
Gabriele Romano