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Lunedì, 2 Dicembre 2024

 

A.D. IV NON. DEC.
ante diem quartum Nonas Decembres

 

A.U.C. MMDCCLXXVII
(anno 2777 Ab Urbe Condita)

Sempronia

Nel mondo romano sono poche le donne che vengono ricordate come protagoniste di eventi importanti. La maggior parte di loro viene elogiata come esempio di virtù e rispetto delle tradizioni dei padri, come perfetta devozione alla famiglia e allo Stato: sono figure femminili da imitare e da tenere sempre in mente per comportarsi come si addice ad una donna romana.

Vi sono però alcune eccezioni, ossia donne che vengono invece additate come modelli di decadenza e mal costume e le loro vicende servono a mettere in guardia le giovani fanciulle, mostrando a cosa andrebbero incontro se si comportassero senza rispettare le tradizioni. Uno dei migliori esempi che si possono prendere in esame è rappresentato da Sempronia, matrona appartenente alla gens Sempronia, passata alla storia grazie alle parole dello storico Sallustio.
L’autore, nel suo De Catilinae Coniuratione (II, 25), ne fa un ritratto ben preciso:

Sed in iis erat Sempronia, quae multa saepe virilis audaciae facinora commiserat. Haec mulier genere atque forma, praeterea viro liberis satis fortunata fuit; litteris Graecis Latinis docta, psallere et saltare elegantius quam necesse est probae, multa alia, quae instrumenta luxuriae sunt. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit; pecuniae an famae minus parceret, haud facile discerneres; libido sic accensa, ut saepius peteret viros quam peteretur. Sed ea saepe antehac fidem prodiderat, creditum abiuraverat, caedis conscia fuerat: luxuria atque inopia praeceps abierat. Verum ingenium eius haud absurdum: posse versus facere, iocum movere, sermone uti vel modesto vel molli vel procaci; prorsus multae facetiae multusque lepos inerat.
[Ma tra questi vi era Sempronia, la quale spesso aveva compiuto molte imprese di una sfrontatezza virile. Questa donna fu sufficientemente fortunata per la stirpe e la bellezza, inoltre per il marito e per i figli; era istruita nelle lettere greche e latine, nel suonare la cetra e nel danzare in modo più raffinato di quanto fosse necessario ad una donna onesta, in molte altre cose che sono strumenti di lussuria. Ma per lei fu sempre tutto più caro del decoro e della pudicizia; non avresti facilmente compreso se rispettasse meno il denaro o la fama; la lussuria era così infiammata da cercare gli uomini più spesso di quanto venisse cercata. Per di più spesso prima d’ora aveva tradito la fiducia, aveva negato il prestito avuto, era stata complice di un delitto: per la lussuria e per la povertà era caduta in rovina. In verità aveva un ingegno non inetto: era in grado di comporre versi, di far ridere, di usare un linguaggio sia pudico, sia piacevole, sia lascivo; erano in lei proprio molto umorismo e molta piacevolezza.] 

Il testo riportata mette bene in luce quelle che Sallustio ritiene siano le caratteristiche peculiari di Sempronia. L’incipit e la parte finale del testo pongono la protagonista sotto una luce positiva, esaltandone le qualità: una donna di bell’aspetto e di grande fascino, molto apprezzata per la sua intelligenza e per la capacità di conversare di vari argomenti, dalla poesia alla letteratura financo alla politica; sottolinea la fortuna per le qualità che aveva ricevuto e per la sua famiglia, tutti elementi che potevano essere motivo di grande vanto tra le altre matrone. Ne elenca le qualità letterarie e artistiche che, se usate con moderazione, possono essere piacevoli ma che, se ampiamente ostentate in pubblico, possono invece dar luogo a sconvenienti episodi che contrastano con il morigerato comportamento femminile.
La parte centrale del paragrafo è in netto contrasto con quella iniziale: ci si sofferma sulla sua indole lussuriosa e perversa, che sembra l’abbia portata sia a negare di aver ricevuto soldi in prestito e sia ad essere complice di omicidi. Altro elemento assolutamente negativo, in particolar modo dal punto di vista di Sallustio che era uno dei maggiori sostenitori del rispetto del mos maiorum, è il suo atteggiamento nei confronti degli uomini: Sempronia li cerca molto più di quanto non siano gli uomini stessi a cercare lei! Era quindi quanto di più lontano ci potesse essere dall’ideale della matrona romana, pudica, riservata, dedita alla famiglia. Se si volesse fare un confronto con altre donne passate alla storia si potrebbe dire che era molto simile alla Clodia ampiamente criticata da Cicerone (Pro Caelio) e completamente l’opposto di Lucrezia, moglie di Collatino, o di Cornelia, madre dei Gracchi e appartenente alla medesima gens di Sempronia.
Dal punto di vista storico sappiamo ben poco di lei. Secondo alcuni studiosi questa donna era la moglie di Decimo Giunio Bruto console nel 77 a.C. e madre di Decimo Giunio Bruto Albino, uno dei congiurati contro Cesare (protettore di Sallustio), e probabilmente lei stessa fece parte dei congiurati di Catilina ma non ci sono notizie precise riguardo al suo effettivo coinvolgimento.
L’idea che in realtà non abbia avuto che un ruolo marginale nella congiura di Catilina viene dal fatto che Cicerone, nelle sue Catilinariae, non la nomina neanche.
La sua fama, quindi, è dovuta solo alle parole di Sallustio che la pone come l’alter ego di Catilina, e ne parla per mostrare la corruzione ormai dilagante nella società romana e soprattutto nella classe aristocratica. Sempronia diviene quindi un mezzo di critica per alcune sue peculiarità che vengono generalizzate come negative.

  

 

Figura femminile seduta che alza il velo. Cubicolo Est della Villa della Farnesina. Ultimo venticinquennio del I secolo a.C.

 

 

 

Manuela Ferrari

 

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Utendum est aetate: cito pede labitur aetas nec bona
tam sequitur, quam bona prima fuit
.
(La vostra età vivetela, che con rapido piede se ne fugge,
e quella che la segue non è bella altrettanto.)
Ovidio, Ars Amatoria, III, 65-67