Comunicazione ai sensi dir. 2009/136/CE: Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per personalizzare i contenuti. Per informazioni leggi la nostra Cookie Policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando su qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.Per revocare il consenso è sufficiente cancellare i cookies di dominio dal browser.

Lunedì, 7 Ottobre 2024

 

NON. OCT.
Nonis Octobribus

Augustalia
Iovis Fulgor
Iuno Quiris

 

A.U.C. MMDCCLXXVII
(anno 2777 Ab Urbe Condita)

Il Tempio di Bellona

Et velut sorte quadam mutante adsuetos inter se hostes Etrusci Volumnio, Samnites parumper cunctati, quia dux aberat, Appio occurrere. Dicitur Appius in medio pugnae discrimine, ita ut inter prima signa minibus ad caelum sublatis conspiceretur, ita precatus esse: “Bellona, si hodie nobis victoriam duis, ast ego tibi templum voveo.Haec precatus velut instigante dea et ipse collegae et exercitus virtutem aequavit ducis (….) Et cum Volumnius ipse portae signa inferret, Appius Bellonam victricem identidem celebrans accenderet militum animos, per vallum, per fossas inruperunt.

[E poi come se il destino avesse voluto invertire i nemici di sempre, gli Etruschi andarono a fronteggiare Volumnio, mentre i Sanniti, dopo un attimo di esitazione per l’assenza del loro comandante, si presentarono nella zona di Appio. Pare che nel pieno dello scontro Appio levò le mani al cielo tra le prime file, in modo che tutti lo vedessero, pronunciando questa preghiera: “Oh Bellona, se oggi garantisci la vittoria, prometto di dedicarti un tempio”. Dopo aver rivolto questa preghiera, quasi lo sospingesse la dea, eguagliò il collega in atti di valore, e i suoi uomini furono pari al generale. (…… ) Mentre Volumnio in persona spingeva le sue truppe contro la porta, e Appio infiammava gli animi dei suoi soldati continuando ad acclamare Bellona vincitrice, fecero breccia attraverso il terrapieno e il fossato.]

(Liv., VIII, 19, 17)

I resti del Tempio di Bellona in Circo Flaminio

Il passo riportato da Livio riguarda lo scontro tra i Romani, guidati da Appio Claudio Cieco e da Volumnio, e gli Etruschi alleati con i Sanniti. Le parole dello storico sono importanti perché ricordano l’invocazione che Appio Claudio fece alla dea Bellona, divinità italica della guerra, per assicurarsi la vittoria, promettendole in cambio la costruzione di un tempio.
Nel 296 a.C. Appio Claudio, per tenere fede al suo voto, fece erigere un tempio in suo onore, scegliendo un’area del Campo Marzio che venne poi inglobata nella IX Regio Circus Flaminius.
Il nome di questa divinità deriverebbe dal termine latino bellume comunemente veniva assimilata a Marte come suo corrispettivo femminile o, in alcuni casi, come sua sorella o compagna e spesso venivano ricordati insieme, come in un passo dell’Eneide (VIII, 700 – 703) dove entrambi erano presenti sul campo di battaglia durante gli scontri:


Saevit medio in certamine Marvos
caelatus ferro tristesque ex aethere Dirae
et scissa gaudens vadit Discordia palla,
quam cum sanguineo sequitur Bellona flagello

[Infuria in mezzo alla lotta Marte/ cesellato in ferro e le sinistre Furie dall’etere;/ avanza esultante la Discordia con il mantello stracciato,/ e la segue Bellona col sanguigno flagello]

Dal passo di Livio riportato in apertura si desume che la dea interveniva nelle fasi concitate della battaglia, per dare coraggio ai soldati e permettere loro di trovare l’ardore necessario per vincere. Il suo culto era di tipo sanguinario ed erano previsti anche incontri orgiastici; i sacerdoti che lo amministravano erano detti Bellonarii o Bellonae sacrati ed avevano il compito, durante le cerimonie in suo onore, di auto infliggersi ferite alle braccia e alle gambe. Era quindi una divinità forte e guerriera, ma probabilmente era meno feroce rispetto a Marte; i due sembra quasi che si dividessero i ruoli, con Bellona presente soprattutto nelle fasi precedenti la guerra e durante gli incontri diplomatici che si svolgevano per cercare di evitare lo scontro e trovare un accordo. Se ciò non avveniva, allo scoppio dello ostilità entrava in gioco Marte finché la battaglia non era finita e, a quel punto, di nuovo prendeva il suo posto Bellona per vegliare su quanto avveniva dopo la guerra.
Sembra che tra le due divinità la differenza sostanziale fosse proprio il fatto che la dea non si limitava solo all’aspetto bellico vero e proprio, ma si occupava anche di tutto quello che poteva accadere prima e dopo.

 Bellona, Auguste Rodin, 1878

Per quanto riguarda il tempio a lei dedicato in Circo Flaminio si trovava all’esterno del pomerium e il Senato si riuniva al suo interno in situazioni particolari come quando si dovevano ricevere ambascerie di popoli stranieri non alleati o comandanti militari arrivati a Roma e in attesa di ricevere l’autorizzazione a celebrare il trionfo; ciò avvenne finché Pompeo non fece costruire la sua curia, egualmente al di fuori del pomerio e quindi adatta a luogo di incontro tra Senato e generali in armi.
Un episodio particolare da ricordare è che in una delle riunioni, nel 186 a.C., venne qui decretato un senatoconsulto con il quale si cancellò il culto di Bacco ritenuto troppo pericoloso per la tradizione e i costumi morali di Roma, meglio conosciuto come “de Bacchanalibus”Il tempio ebbe una lunga vita e nel 79 a.C. Appio Claudio Pulcro vi fece apporre le imagines clipeatae dei suoi antenati con il preciso scopo di sottolineare e ricordare a tutti lo stretto legame tra la sua famiglia e questo tempio.
Nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento furono ritrovati i resti del basamento pertinente ad epoca augustea e si è ipotizzato che fosse la fase relativa al rifacimento ad opera di Appio Claudio Pulcro che fu console nel 38 a.C., vinse gli Hispanici nel 33 a.C. e, soprattutto, era imparentato con Livia.
Con il passare dei secoli l’edificio subì la medesima sorte degli altri edifici e venne prima abbandonato e poi cadde in rovina.
In base a quanto riportano le fonti davanti al tempio di Bellona si svolgeva l’antico rito del lancio dell’asta nel territorio nemico ad opera dei Feziali: questi sacerdoti avevano fina dall’età regia il compito di andare presso il territorio di coloro che avevano fatto un torto a Roma per chiederne riparazione e, nel caso ciò non fosse avvenuto, per ordine del Senato tornavano nuovamente in quel territorio e alla presenza di tutta la gente del posto dichiaravano guerra usando formule ben precise e scagliando una lancia all’interno del loro territorio. Quando i domini di Roma iniziarono ad espandersi non fu più possibile mandare fisicamente i feziali a dichiarare guerra e allora si decise di trovare una soluzione alternativa. Quando fu necessario dichiarare guerra a Pirro uno dei soldati, fatto prigioniero e portato a Roma, fu costretto a comprare un lembo di terra che venne definito ostile e proprio lì venne eretta la colonna e al suo interno venne scagliata una lancia come segno di dichiarazione di apertura delle ostilità. Da quel momento in poi tale cerimonia si svolse sempre presso il tempio della dea e venne eretta una colonna lignea detta columna bellica che veniva utilizzata durante la cerimonia di dichiarazione di guerra.
L’ubicazione esatta della colonna è stata a lungo dibattuta ma i più ritengono che potesse trovarsi in un’area circolare ripavimentata che è stata individuata davanti al tempio stesso.


Frammento 31d 

Nella pianta marmorea nota come Forma Urbis Severiana vi sono due frammenti che hanno permesso l’identificazione del tempio e sono denominati 31d e 31eno. Come molti altri frammenti in questi non è indicato il nome dell’edificio, ma nel 1968 Coarelli, grazie ad un accurato studio della topografia del luogo e ad un’analisi minuziosa dei frammenti e delle fonti antiche, è riuscito a stabilirne l’attribuzione.
Il frammento denominato 31d venne scoperto nel 1562 in un giardino dietro la chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano ma poi venne successivamente utilizzato come materiale da costruzione nel Giardino Segreto voluto dalla famiglia Farnese nei pressi di via Giulia nel XVII secolo. Fu riscoperto alla fine del 1800 durante i lavori di demolizione dei muri del Giardino e venne consegnato alla Commissione Archeologica. Sulla parte di lastra conservata è rappresentato, nella parte inferiore, l’angolo di un tempio con podio preceduto da una scalinata; la sua cella è resa con delle doppie linee ed è del tipo in antis;  intorno vi sono dei punti che rappresentano la peristasi. I tratti laterali sembrerebbero indicare, nella parte ad Est del tempio, la presenza di camere che forse sostituirono, in età imperiale, il luogo dove si riuniva il Senato.
Dal frammento della Forma Urbis Severiana si ricava che il tempio era un periptero esastilo con 9 colonne sui lati lunghi, con una scalinata frontale di accesso e probabilmente completato in marmo e travertino come il vicino tempio di Apollo.
Il frammento 31eno è invece composto da due parti: in quella destra sono presenti due arcate riferibili alla curva del teatro di Marcello mentre in quello di sinistra sono cinque segni interpretabili come scale monumentali di accesso ad un edificio che doveva trovarsi nelle immediate vicinanze e che, in base agli studi del Coarelli, è senza dubbio il tempio di Bellona.
Anche questo frammento venne scoperto nel giardino presso la chiesa dei santi Cosma e Damiano e fu egualmente utilizzato come materiale da costruzione per il Giardino Segreto dei Farnese.

 

Frammento 31eno

 

Quello che è attualmente visibile è parte del riempimento in cementizio del podio databile ad età imperiale mentre si ritiene che l’elevato dovesse essere in opera quadrata.
Parte del podio è ora inglobata nel basamento della chiesa di Santa Rita, che venne qui spostata da Carlo Maderno negli anni Trenta del Novecento durante i lavori di rifacimento e sistemazione dell’area alle pendici del Campidoglio.

Manuela Ferrari

 

____________________________________________

Fama, malum qua non aliud velocius ullum. 
(La fama, male di cui nessuno altro è più veloce.)
Virgilio, Eneide IV, 174