Roma. La fine dell’arte antica
(L’arte dell’Impero Romano da Settimio Severo a Teodosio I)
R. Bianchi Bandinelli
Ed. BUR Arte
Milano 1999
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Il manuale fu edito per la prima volta nel 1970 e, nel progetto del suo autore, l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, doveva completare l’analisi dell’arte romana a partire dal III secolo d.C., ossia dall’Impero di Settimio Severo.
La scelta cronologica era legata al fatto che il periodo compreso tra la nascita di Roma e la fine del II secolo d.C. era già stata illustrata dal medesimo autore nel volume “Roma. L’arte romana al centro del potere” edito nel 1969,
come egli stesso ricorda nella premessa alla nuova opera: “Questo libro è direttamente legato all’altro volume dello stesso autore pubblicato nella medesima collana.”
A premessa di tutto è un’importante introduzione nella quale l’autore si sofferma a tracciare un quadro storico – politico che permette di capire le differenze sostanziali che caratterizzano l’Impero negli ultimi secoli del suo splendore, sottolineando come l’arte esprima le nuove tendenze che si diffondevano sempre più rapide tra i romani che entravano in contatto diretto con il mondo dei Barbari e con nuove religioni provenienti dall’Oriente, come il Mitraismo ed il Cristianesimo.
Il volume è poi suddiviso in due grandi parti che riguardano aree geografiche distinte. Nella prima sezione si affronta il problema artistico a Roma e nella parte occidentale dell’Impero; nella seconda si analizza il Mediterraneo ed l’Oriente.
Nella parte riguardante Roma e l’Occidente si mettono in risalto quelle zone dell’Impero che iniziano a ritagliarsi un posto di spicco nella storia romana, in particolare la città di Treviri scelta come residenza imperiale da Diocleziano. In ciascun capitolo si trova una parte introduttiva storica e socio – politica che permette di capire i cambiamenti in atto nel mondo romano e come l’arte ne sia influenzata.
Notevoli e numerose sono le immagini presenti in ciascuna pagina, fondamentali per poter confrontare le varie espressioni artistiche..
La seconda sezione è dedicata invece all’Africa con le sue province e al mondo orientale, soffermandosi in conclusione su Costantinopoli, sul suo sviluppo, sulla sua importanza strategica e sui vari monumenti voluti dall’imperatore Costantino e che ne fecero una splendida capitale, inaugurata nel 330 e suddivisa topograficamente in 14 regioni così come lo era stata Roma da Augusto. Ed è proprio a Roma che Costantino si ispira per la sua nuova città ma, al contrario dell’Urbe, poco è rimasto di quel glorioso periodo.
A conclusione dell’opera vi è la documentazione complementare composta da tavole con immagini relative ai principali monumenti realizzati nel periodo cronologico preso in esame (la basilica di Treviri, le terme di Diocleziano, il sarcofago di Costantina); segue poi la sezione dedicata alle monete e alle medaglie; le planimetrie di alcuni importanti luoghi (ad esempio la basilica ed il foro di Leptis Magna) ed in ultimo una tavola cronologica, con avvenimenti e personaggi posti in relazione con espressioni artistiche, che precede la dettagliata bibliografia.
Quest’opera è fondamentale per comprendere un periodo poco conosciuto della storia romana, con opere d’arte che non hanno avuto la medesima fortunata attenzione di quelle create nel periodo classico ma che proprio nei secoli d’oro dell’Impero trovano le loro radici e l’essenza del loro essere. I due volumi sono inscindibili e non si può studiare l’uno senza l’altro. A Bianchi Bandinelli va senz’altro riconosciuto il merito di aver affrontato un argomento vastissimo e molto complesso riuscendo ad essere sempre chiaro e lineare e a rendere la lettura molto piacevole.
L' Autore
Ranuccio Bianchi Bandinelli nacque a Siena nel 1900 da una nobile famiglia: suo padre era un noto avvocato e per diversi anni fu sindaco della città toscana mentre sua madre discendeva da una nobile famiglia tedesca. Compì studi classici nella sua città per poi iscriversi all’Università di Roma frequentando corsi di Archeologia e specializzandosi nello studio del mondo etrusco. Per anni lavorò presso il Museo Archeologico di Firenze, occupandosi dello studio e della pubblicazione dei materiali raccolti cercando di mettere in luce gli stretti legami del mondo etrusco con quello greco e romano. Insegnò in molte università sia italiane che estere con interruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, periodo nel quale si trovò a fare da guida a Hitler a Roma e a Firenze prima di decidere di lasciare il Fascismo.
Alla fine del conflitto si dedicò alla riorganizzazione dei musei italiani e al restauro dei monumenti che erano stati maggiormente danneggiati dagli eventi bellici. Nel 1948 fondò l’Accademia dei Lincei e dal 1951 fu redattore dell’Enciclopedia Universale dell’Arte per la sezione relativa al mondo antico. I suoi campi di interesse furono moltissimi e altrettante le opere da lui pubblicate, come ad esempio “Roma. La fine dell’arte antica” o “Etruschi e Italici prima del dominio di Roma” insieme al suo allievo Antonio Giuliano.
Morì a Roma nel 1975.
Sono stati suoi allievi i maggiori studiosi di Arte Antica degli ultimi quarant’anni come Filippo Coarelli, Mario Torelli e Adriano La Regina.
Manuela Ferrari