La vita quotidiana a Roma (all’apogeo dell’Impero)
J. Carcopino
Ed. Laterza
Roma - Bari 2011
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Il volume “La vita quotidiana a Roma” è stato scritto da Jerome Carcopino nel 1939 ed edito per la prima volta in Francia. Negli anni ha poi avuto larga diffusione oltre i confini francesi in quanto l’autore riesce ad analizzare in maniera dettagliata ma mai troppo noiosa ogni aspetto della giornata dei romani nel periodo di massima espansione dell’Impero, ovvero sotto la guida di Traiano (98 – 117 d.C.).
L’opera è suddivisa in due grandi parti e nella prima, denominata “L’ambiente della vita romana”, si occupa dei luoghi di vita.
Inizia con una descrizione dell’Urbe, soffermandosi sul luogo più rappresentativo del periodo storico da lui preso in esame ossia il Foro che Traiano fece costruire nello spazio compreso tra quello di Cesare e quello di Augusto, ritenuto uno dei migliori esempi dell’abilità romana.
Si occupa poi sulle cinte murarie di Roma e cerca di mettere in chiaro quale fosse la loro reale estensione e quanto la città fosse ormai estesa, passando poi di conseguenza al problema dell’accrescimento della popolazione e ponendo la questione dell’attendibilità dei Cataloghi Regionari.
Nella parte seguente analizza i luoghi di abitazione, mettendo a confronto le lussuose residenze delle famiglie ricche con le insulae dei cittadini comuni,evidenziando gli elementi caratteristici di ciascuna tipologia.
Successivamente si parla delle strade di Roma, non solo le più grandi e famose (come la via Appia) ma anche le tipologie che si trovavano all’interno della città. Riguardo queste ultime sottolinea come durante il giorno ci fosse un notevole traffico di persone che si spostavano a piedi mentre di notte, a causa anche della totale assenza di illuminazione, difficilmente si poteva trovare gente in giro. Carcopino ricorda però che Roma di notte non dormiva ma tutt’altro: ci si poteva imbattere negli animali da soma e nei carretti che, guidati dai loro proprietari, portavano la merce in città (cosa assolutamente vietata durante il giorno).
Dopo aver analizzato quella che era fisicamente la città tra II e III secolo d.C. l’autore passa agli elementi che caratterizzavano la società romana: la suddivisione sociale, la schiavitù e la ricchezza; il matrimonio ed il modo in cui era vissuto dall’uomo e dalla donna, i diritti e doveri di quest’ultima, nonché il divorzio e la degenerazione dei costumi morali. Non manca di soffermarsi sull’educazione, sulle materie fondamentali che un cittadino romano doveva conoscere (come la retorica) ed i cambiamenti che ci furono sotto questo punto di vista con l’avvento del Cristianesimo.
La seconda sezione dell’opera è invece dedicata a “L’impiego del tempo”.
Qui l’autore ci guida in un piacevolissimo viaggio attraverso la tipica giornata quotidiana di un cittadino romano, dal momento del suo risveglio, spiegando in maniera dettagliata i diversi modi in cui si svolgeva la toeletta maschile e quella femminile. Ci troviamo quindi immersi in un mondo particolare, nelle mani del tonsor per gli uomini e dell’ornatrix per le donne che potevano essere particolarmente apprezzati per le loro capacità oppure fare una brutta fine se non riuscivano a soddisfare le richieste dei loro padroni.
Si continua poi con il resto della giornata: la mattina e le prime ore del pomeriggio dedicate da ognuno al proprio lavoro, fossero essi schiavi o commercianti o avvocati o senatori. Le ultime due parti del libro riguardano lo svago: nella prima analizza i vari tipi di spettacoli ai quali si poteva assistere (le corse nei circhi, il teatro, i cruenti spettacoli nell’anfiteatro) e poi descrive le terme ed infine la cena, a conclusione della lunga giornata quotidiana.
Senza dubbio, anche a distanza di più di 70 anni dalla sua prima edizione, quest’opera rimane una tra le più complete e chiare nell’approccio alla vita quotidiana di un mondo da noi oggi così lontano. L’autore riesce a trattare ogni argomento in modo completo e lascia moltissimi spunti di riflessione e di approfondimento.
L'autore
Jerome Carcopino nacque nell’Alta Normandia nel 1881. Riuscì ad entrare nell’Ecole Normale Supèrieure nel 1901 e nel 1904 vinse il concorso che gli permise di diventare insegnante di Storia e Geografia. Si trasferì poi a Roma dove divenne membro dell’Ecole Française e rimase nella capitale alcuni anni. Tornò in Francia e prese poi parte alla Prima Guerra Mondiale. Nel 1918 divenne professore di Storia Romana alla Sorbona e fu poi nominato, nel 1939, direttore dell’Ecole Française di Roma. Nonostante l’occupazione nazista in Francia continuò con la sua attività di studioso e docente e a lui si deve una legge del 1941 in base alla quale in Francia si ebbe una regolamentazione giuridica per l’archeologia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, e in seguito all’assoluzione dalle accuse per il suo comportamento politico ambiguo durante il Nazismo, ottenne altre cariche tra le quali l’essere ammesso come membro alla Pontificia Accademia di Archeologia Romana e come dottore all’università di Oxford. Morì a Parigi nel 1970, alla veneranda età di 89 anni. A lui si devono vari scritti sul mondo romano tra cui Silla o la monarchia mancata o anche Aspetti mistici della Roma pagana.
Manuela Ferrari