La tecnica edilizia romana
Giuseppe Lugli
Ed. Bardi
Roma 1957
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Questa opera è costituita da due volumi: il primo con il testo scritto e 151 figure; il secondo di tavole con 210 figure che hanno funzione di spiegazione grafica del testo. Edita per la prima volta nel 1957, l’opera del Lugli è stata ristampata nel 1988 in 200 esemplari numerati, seguendo la prima edizione originale dell’editore Bardi.
Nel testo si prendono in considerazione centinaia di siti e monumenti, dei quali si analizzano e descrivono le tecniche edilizie di costruzione, derivando una cronologia che aiuta a datare le strutture murarie in base ai progressi della tecnica costruttiva. Nell’opera Lugli parte da un’introduzione nella quale tratta della bibliografia precedente sull’argomento, continua delineando i metodi e gli scopi della sua ricerca, e conclude illustrando la terminologia degli antichi sistemi costruttivi che si ritroveranno in tutto il volume. Passa poi, negli otto capitoli successivi, a illustrare ogni singolo sistema costruttivo (opus) dei romani, ognuno con una breve introduzione, le indicazioni delle tavole di riferimento contenute nel secondo volume, la cronologia e i vari tipi nei quali si evolve la tecnica costruttiva trattata, e, infine, i monumenti e i siti portati come esempio per seguire e capire l’evoluzione di tale tecnica. Si parte con il Cap. I Opus Siliceum (Opera ciclopica e poligonale) caratterizzata dall’uso di grandi massi squadrati; Cap. II Opus Quadratum (opera quadrata) nel quale si esaminano, oltre alle differenze di tale tecnica in Etruria, Grecia e Roma, anche i vari materiali che nel corso dei secoli vengono usati per la messa in opera dei monumenti, come i vari tipi di tufo (cappellaccio, di Grotta Oscura, dell’Aniene, di Monteverde) o di pietra (travertino, peperino, marmo); Cap. III Opus Caementicium (opera cementizia o opera a sacco) con l’analisi della costituzione del cemento (sabbie e leganti) e i vari periodi cronologici, a partire dal III secolo a.C. fino al IV secolo d.C.; Cap. IV Opus Incertum (opera incerta); Cap. V Opus Reticulatum - Opus Mixtum (opera reticolata – opera mista) nel quale si evidenzia lo sviluppo di questa tecnica a tufelli disposti in modo da formare un reticolo, dall’opus quasi – reticulatum (100 – 55 a.C.), passando all’opus reticulatum vero e proprio(55 a.C. – 69 d.C.), fino ad arrivare all’opus mixtum (50 – 180 d.C.); Cap. VI Opus Testaceum (opera laterizia) nel quale si tratta dei vari tipi e forme di laterizio (tegulae, bipedali, bessali, sesquipedali), dei bolli laterizi, e delle undici epoche in cui Lugli suddivide la storia di questa tecnica costruttiva, dalla fine della Repubblica fino al 526 d.C.; Cap. VII Opus Vittatum (opera listata); infine il Cap. VIII dove si tratta degli Archi e delle Volte costruiti in opera cementizia, descrivendone la tecnica, i materiali, la decorazione e le varie tipologie (a sesto pieno, o a botte; con sviluppo rettilineo o curvilineo; a sesto ribassato o a sesto rialzato; zoppe o rampanti; a crociera; a calotta emisferica, o cupole, su pianta semicircolare o circolare; a calotta emisferica su pianta quadrata o poligonale; a padiglione o a ombrello; a spicchi, a conchiglia o a vela; alleggerite per mezzo di olle o tubi fittili; con occhialone centrale, circolare o poligonale).
Dunque un’opera a trecentosessanta gradi sull’architettura romana e sul suo studio come mezzo di datazione per i monumenti archeologici che è stata, e continua ad essere , fondamentale per la comprensione dell’architettura antica..
L'autore
Giuseppe Lugli (Roma 1890 – Roma 1967), archeologo e professore di topografia romana nell'Università di Roma (dal 1933 al 1961), socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (dal 1946). Tra le sue numerose pubblicazioni sono da segnalare per importanza I monumenti antichi di Roma e suburbio (3 voll. e un Supplemento, 1930 – 40), Roma antica: Il centro monumentale (1946), I monumenti minori del Foro Romano (1947), La tecnica edilizia romana con particolare riguardo a Roma e Lazio (2 voll., 1957); ha iniziato e curato la fondamentale opera, in più volumi, Fontes ad topographiam veteris Urbis Romae pertinentes (dal 1952 fino alla sua morte) in cui sono raccolte tutte le testimonianze letterarie note relative alla topografia di Roma antica. Ha ideato inoltre la collana della Forma Italiae, scrivendo in particolare Forma Italiae: Regio I, Ager Pomptinus, 1 Anxur – Tarracina, 2 Circeii, (1926 – 28) e iniziando così quello che è divenuto il principale “catasto” archeologico italiano che, ancora oggi, continua le sue pubblicazioni.
Gabriele Romano