Principi di stratigrafia archeologica
Edward C. Harris
Ed. NIS
Roma 1997
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Il volume “Principi di stratigrafia archeologica” dell’archeologo inglese Edward C. Harris venne pubblicato per la prima volta nel 1979 e diffuso in Italia nel 1983, con un’introduzione esplicativa ad opera di Daniele Manacorda, docente universitario a Siena.
L’opera è suddivisa in tre sezioni principali, a loro volta composte da una serie di capitoli. La prima parte viene definita “Il retroterra storico” ed è relativa al concetto di stratigrafia in geologia e in archeologia, con differenze e similitudini, e alle tecniche di scavo conosciute (ad esempio lo scavo per quadrati) con la tipologia di documentazione da eseguire, mettendo in risalto come la consuetudine a tenere un diario di scavo sia utile ma non abbastanza scientifica. Nelle pagine del libro infatti si evidenzia come sia importante documentare ogni singolo elemento che emerge dalla terra, redigendo delle apposite schede per ognuno di essi.
Nella seconda parte, dedicata agli “Aspetti della stratigrafia archeologica”, ci si addentra invece nel concetto prettamente archeologico di strato e stratificazione, introducendo l’US, ossia Unità Stratigrafica, e spiegandone i modi di formazione (accumulo, asportazione, intervento antropico o naturale), l’interpretazione a seconda dei dati a disposizione (superficie di strato, interfaccia …) e passando poi all’analisi delle sezioni archeologiche e alla loro resa grafica.
Per quanto riguarda i disegni si sofferma ampiamente sulla spiegazione delle differenze tra le varie tipologie di pianta, partendo dalla generale per poi passare alla specifica (complessiva, composita e di strato).
L’argomento più utile ed interessante della seconda parte è senza dubbio quello relativo al modo in cui si possono collegare i singoli strati, ognuno dei quali viene denominato utilizzando un numero (si preferiscono i numeri alle lettere perché sono infiniti), per ricostruire una sequenza cronologica relativa per arrivare, grazie anche all’utilizzo dell’analisi dei materiali rinvenuti in fase di scavo, a determinare una cronologia assoluta, ossia stabilire in quale secolo, o porzione di esso, possa essere avvenuta la formazione dei vari strati individuati.
La terza ed ultima parte è dedicata alle “Appendici”, con attenzione alla documentazione da redigere e soprattutto con la spiegazione della creazione e dello sviluppo del “Matrix”, detto anche diagramma stratigrafico, nel quale vengono riportati schematicamente i numeri che corrispondono alle singole US (unità stratigrafiche), e che permette di creare una sequenza cronologica (sia relativa che assoluta) di quanto individuato durante uno scavo archeologico.
Nella porzione finale di questa terza parte inserisce un glossario con i termini più diffusi ed utilizzati nell’ambito dell’archeologia stratigrafica.
Ogni singolo paragrafo del libro è completato da numerosi disegni che illustrano e spiegano, attraverso didascalie, i vari concetti di stratigrafia e il modo di renderli graficamente.
L’autore riesce a utilizzare un linguaggio scientifico, ma allo stesso tempo semplice da comprendere e, nei punti in cui potrebbe sembrare poco chiaro, i disegni diventano un ottimo mezzo di codifica.
Nonostante siano passati oltre trent’anni dalla sua stesura, questo libro continua ad essere il testo fondamentale per tutti gli studenti che si avvicinano al mondo dell’archeologia. Nelle sue pagine è racchiuso tutto quello che c’è da sapere per poter affrontare al meglio uno scavo archeologico, per poter documentare tutto, sapendo che, seguendo quanto scritto qui, difficilmente verrà dimenticato qualcosa. Il matrix resta ad oggi l’unico metodo grafico e visivo che consente di avere subito chiaro quali e quante unità stratigrafiche appartengono ad un determinato arco cronologico e in quale lasso di tempo è compreso il sito che è stato scavato.
Gli Autori
Edwar C. Harris è un archeologo britannico nato a Hamilton nel 1946. Durante il suo corso di studi presso la Columbia University School negli Stati Uniti ebbe modo di partecipare alle campagne estive di scavo archeologico a Winchester, in Inghilterra, continuando a seguire i lavori anche dopo aver completato gli studi.
Ha condotto numerosi scavi anche in Norvegia, Nuova Guinea e nel 1982 è diventato membro della Society of Antiquaries di Londra. Dal 1994 è direttore del Bermuda Maritime Museum e scrive una rubrica di storia sul giornale locale.
Numerose sono le sue pubblicazioni in campo archeologico, in particolare vanno ricordati Pillars of the Bridge del 1991 e Bermuda Forts 1612-1957 del 1997, e molto numerosi gli articoli sulle varie riviste specializzate.
Il maggior riconoscimento che gli deve il mondo archeologico è senza dubbio la creazione del Matrix nel 1973, fondamentale nella redazione della documentazione archeologica ed ormai universalmente applicato su qualsiasi tipo di scavo archeologico, a prescindere da quale sia il periodo storico al quale esso appartiene.
Manuela Ferrari