Archeologia dei resti umani
Dallo scavo al laboratorio
S. Minozzi, A. Canci
Ed. Carocci
Roma 2009
_________________________________________________
Il libro “Archeologia dei resti umani. Dallo scavo al laboratorio” è stato redatto per la prima volta nell’aprile del 2005 da Simona Minozzi, antropologa collaboratrice della Soprintendenza Archeologica di Roma, e da Alessandro Canci, docente di Paleontologia Umana all’Università di Padova.
L’opera è suddivisa in 13 capitoli, ognuno dei quali analizza un argomento specifico. Si parte dall’analisi dello scheletro umano, con una puntuale descrizione facilmente comprensibile anche dai non antropologi, e delle singole ossa che lo compongono. Per ogni parte dello scheletro vi è un ricco apparato di immagini, molto dettagliate e corredate di didascalie, estremamente utili per seguire il discorso.
Subito dopo lo scheletro gli autori passano all’argomento relativo ai denti, altro elemento fondamentale per l’identificazione di alcune caratteristiche peculiari dell’essere umano.
Il terzo capitolo è probabilmente uno dei più interessanti in quanto si cerca di spiegare in quale modo, durante uno scavo, si può riuscire a distinguere un osso umano da uno animale se non si rinviene lo scheletro intero o altri elementi che permettano di protendere in maniera univoca per una o l’altra identificazione.
Seguono poi due capitoli relativi a quanto accade dopo la morte: il passaggio da cadavere a scheletro e poi cosa accade allo scheletro una volta divenuto tale.
La parte successiva si addentra nello specifico nelle tecniche di sepoltura, sia per individui singoli che per inumazioni collettive, e prosegue con la schedatura dei singoli resti ossei, riportando e spiegando le varie voci che sono presenti nelle singole schede. Si passa poi ai metodi di scavo e di restauro, nonché alle pratiche da seguire per conservare al meglio i resti ossei prima di arrivare in laboratorio e procedere con il loro studio. Quest’ultimo si occupa nello specifico di determinare il sesso e l’età dell’individuo, capire, ove possibile, quali tipi di malattie (tumori), malformazioni, patologie esso avesse (ad esempio carenze vitaminiche) o rilevare la presenza di traumi o operazioni in determinati momenti della sua esistenza, in modo tale da poter determinare lo stile di vita e lo stato di salute in cui l’individuo si trovava al momento della morte.
Nell’undicesimo capitolo gli autori tornano nuovamente sull’analisi dei denti, ma in questo caso analizzano dettagliatamente, con vari disegni e foto complete di didascalie, quali tipi di malattie si riescono a riconoscere e se esse derivino dal tipo di alimentazione o da altri fattori.
Il penultimo capitolo è riservato invece all’analisi dei resti ossei di individui cremati, in quanto anche se il cadavere viene bruciato le ossa non vengono tutte ridotte in cenere ed è quindi possibile ricavare dati anche dai resti di cremazioni. Infatti nella prima parte del capitolo viene spiegato cosa succede alla ossa quando entrano in contatto diretto con il fuoco e quali sono le alterazioni che si riescono a riscontrare su di esse.
La parte conclusiva dell’opera si sofferma sul tipo di analisi chimiche e genetiche che possono essere fatte sui resti ossei e quali informazioni si riescono a trarre.
Questo libro è sicuramente una “pietra miliare” per tutti quegli archeologi (che per il loro tipo di formazione non sempre hanno dimestichezza con gli scheletri) che si trovano a confronto con il rinvenimento di resti ossei umani e che, nel caso in cui si debba intervenire urgentemente e non ci sia modo di avere sullo scavo un esperto, devono sostituirsi agli antropologi. Grazie a quest’opera si è potuto mettere in evidenza quanto il recupero e lo studio dei resti umani sia importante e fondamentale per avere notizie particolari e utili per la ricostruzione completa del contesto che si va analizzando durante uno scavo archeologico, al contrario di quanto accadeva tempo fa.
Gli Autori
Simona Minozzi è un dottore di ricerca in Scienze Antropologiche e collabora da anni sia con la Soprintendenza Archeologica della Toscana che con quella di Roma. Numerose sono le sue attività di ricerca sia sul campo che il laboratorio, che affianca a quella didattica presso l’Università di Pisa. Notevoli le sue pubblicazioni su riviste scientifiche, libri, cataloghi non solo legate al mondo dell’archeologia ma anche a quello medico, con collaborazioni con il dipartimento di Medicina Legale di Pisa.
Alessandro Canci è dottore di ricerca in Scienze Antropologiche ed insegna Paleontologia Umana all’Università di Padova.
Manuela Ferrari