Forma Urbis Romae
Rodolfo Lanciani
Ed. Quasar
Roma 1990
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Rodolfo Amedeo Lanciani disegnò e pubblicò la Forma Urbis Romae tra il 1893 ed il 1901. Si tratta di una dettagliata mappa topografica degli scavi archeologici e dei monumenti antichi di Roma, fondamentale ancora oggi per lo studio della topografia della città romana. Quest'opera si compone di 46 tavole che illustrano il territorio all'interno delle Mura Aureliane e alcune zone subito ad esse esterne.
La premessa di questo lavoro il Lanciani la espose il 18 giugno 1876 presso la Reale Accademia dei Lincei, quando accennò all’utilità della pianta per il “progredimento delle opere edilizie” che in quegli anni, dopo la proclamazione di Roma capitale d'Italia, si susseguivano incessantemente. L'aspetto essenziale delle tavole del Lanciani è infatti quello di mettere in relazione le evidenze archeologiche con la topografia medioevale e moderna della città, fornendo così un aiuto preziosissimo sia per la ricostruzione topografica dell'antica Roma, sia per lo studio di interventi urbanistici ed edilizi della nuova città che si stava costruendo. Ma paradossalmente l'opera non ebbe la fortuna che avrebbe meritato sin da subito e restò per molto tempo esclusiva di studiosi di archeologia.
Nella ristampa del 1990 le 46 tavole a colori, formato 57 per 87cm., in scala 1:1000, che ricoprono la superficie totale di 25 m quadrati (in scala), sono introdotte da un quadro di unione per facilitare la consultazione e da un indice topografico con le voci dei monumenti antichi e moderni presenti sulla singole tavole. C'è inoltre una bella introduzione scritta da Filippo Coarelli. Nell'opera la grande cultura archeologica, storica e tecnica del Lanciani è testimoniata dai dati planimetrici e dalle numerose didascalie che illustrano la pianta. A facilitare e migliorare la comprensione del disegno è l'uso di diversi colori per illustrare le fasi storiche della città: il rosso scuro viene usato per l’iconografia della città repubblicana, il nero per quella imperiale, il rosso chiaro per quella medioevale e moderna, l’azzurro per le realizzazioni urbanistiche contemporanee al Lanciani e ancora in corso al suo tempo. Inoltre per le differenti tipologie di dati vengono utilizzati tratti diversi, come il tratto puntinato nella rappresentazione delle fondazioni, i trattini sfumati per la resa dei pendii, delle scarpate e delle cave, il colore blu per le acque, la rappresentazione del basolato per le strade, del lastricato per le pavimentazioni ecc.
Lanciani riporta inoltre nella pianta della città moderna i valori relativi alle quote, i nomi degli edifici (e a volte anche l’anno di costruzione), i nomi delle strade, i nomi dei proprietari dei terreni (con la destinazione d’uso e per alcuni anche l’anno di acquisto. Mentre per la città antica riporta le quote delle scoperte, i nomi dei colli, i nomi delle strade, i nomi dei complessi archeologici e dei monumenti, di reperti archeologici e qualche testo di iscrizione trovato nella città. Inoltre si trova spesso la data dei vari scavi eseguiti a Roma corredata a volte con il nome dello scavatore o del proprietario della licenza di scavo.
Un'opera quindi ricchissima di informazioni, notizie, indicazioni e che raccoglie il frutto delle esperienze di tutta una vita di scavi, studi e scoperte e per questo motivo immancabile nella biblioteca di ogni appassionato, studioso o amante di Roma antica.
L’Autore
Rodolfo Amedeo Lanciani nasce a Roma il 2 gennaio 1845 (un recente ritrovamento dell'atto di battesimo cambia la vulgata che lo vedeva nato il 1 gennaio 1845 a Montecelio) e muore a Roma il 21 maggio 1929.
Compie gli studi al Collegio Romano dove si laurea in filosofia nel 1863; nel 1865 si laurea in filosofia e matematica all'Università di Roma; nel 1867 dopo tre anni di studio alla Scuola speciale degli Ingegneri riceve la qualifica di Architetto civile e nel 1868 quella di ingegnere civile.
Gli studi archeologici lo vedono allievo di C.L. Visconti (nipote di Pietro Ercole Visconti ultimo Commissario delle Antichità dello Stato Pontificio) e di G.B. de Rossi. Con questi scava dal 1866 prima a Ostia e poi a Porto. Da questo momento in poi è tutto un susseguirsi di incarichi: a 27 anni è nominato segretario della Commissione archeologica municipale, carica che ricoprirà fino al 1890; nel 1872 è vicedirettore del Museo Kircheriano al Collegio Romano; collaboratore di G. Fiorelli dal 1875 al 1891 nella Direzione centrale per i musei e gli scavi del quale fu primo architetto nel 1886 (primo organo per la tutela degli scavi di antichità del nuovo Ministero dell'Istruzione); direttore degli scavi del Palatino dal 1877 e dall'anno successivo anche di quelli al Foro Romano; dal 1910 direttore della Zona Monumentale Riservata, meglio nota come Passeggiata Archeologica; professore di Topografia di Roma Antica dal 1878 al 1922 all'Università di Roma; insegnante alla Reale Scuola Italiana di Archeologia del quale presiedette anche il Consiglio Direttivo nel 1895; Senatore del Regno d'Italia nel 1911; consigliere comunale a Roma dal 1914 al 1920.
Con questo curriculum è facile capire perché i suoi titoli pubblicati risultano essere circa 639 e perché venga considerato uno dei maggiori archeologi italiani. Nel corso dei suoi studi e del suo lavoro ebbe l'occasione di seguire numerosissimi scavi, tra i quali i lavori di arginatura del Tevere, dell'isolamento del Pantheon, lo scavo delle Terme di Caracalla, del Palatino e del Foro. Tra le sue numerosissime opere basti ricordare la monumentale Storia degli scavi di Roma, la Forma Urbis Romae, Le acque e acquedotti di Roma antica e le opere divulgative di lingua inglese tra cui Ancient Rome in the Light of Recent Discoveries (1888), The ruins & excavations of ancient Rome (1897) e New Tales of Old Rome (1901). Un enorme schedario topografico personale di Lanciani è conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana e il Fondo Lanciani, con la biblioteca personale e la collezione di disegni, stampe e mappe, è custodita nell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte a Roma.
Gabriele Romano